La prima stesura di Katana risale a cinque anni fa. Ci ho lavorato moltissimo, rubando il tempo qua e là, continuando a limare il linguaggio e a tagliare tutto ciò che mi sembrava superfluo. Se dovessi definire Katana, direi che è un romanzo new wave – una storia scura, urbana e carica di elettricità. Mentre scrivevo, ho ascoltato ossessivamente due dischi in particolare, An End Has a Start degli Editors e Turn On The Bright Lights degli Interpol, che mi hanno aiutato a trovare il giusto passo, il ritmo adatto e il linguaggio più efficace per raccontare questa storia. Ho scelto questo titolo non per il significato della parola (la Katana è la spada del samurai) ma per il suono e il ritmo – è composta di tre sillabe di due lettere che finiscono per “a” (Ka-ta-na) – e per quel senso di gesto definitivo che ogni arma da taglio porta con sé. Inoltre, il nome Katana contiene anche un velato (e molto umile) omaggio a Ágota Kristóf e alla sua Trilogia della città di K.
Al link qui sotto potete leggere il primo capitolo
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