[Sto facendo pulizia nel pc e sto scoprendo ovviamente diverse cose che avevo scritto ed erano rimaste sepolte nella cartella che uso per non dimenticarle.]
Oggi si è insediato il 45esimo presidente degli stati uniti. A due metri dalla mia scrivania, g dorme nel suo lettino. A me vengono in mente i fumetti che leggevo all’università, in cui l’Africa era una discarica dell’occidente e il mondo era governato dalle corporation. Quindi, niente di particolarmente scioccante. La sensazione però è che tutto accada troppo in fretta. Che nessuno si aspettava che capitasse così presto.
Bevo un passabile chardonnay francese e ascolto “Time out of Mind”, un album dell’ultimo premio Nobel per la letteratura. Quante cose accadono che non avevamo previsto?
Che mi sarei trovato alla mia scrivania, proprio ora, a scrivere queste righe, lo avevo immaginato?
No.
Che nella mia vita avrei cambiato così tanti indirizzi, lo avevo immaginato?
No.
Che mi sarei ritrovato a fare alcune cose che avevo sempre sognato di fare, lo avevo immaginato?
No.
Che fare queste cose non avrebbe avuto il gusto che mi aspettavo, l’avevo immaginato?
No.
Che a un certo punto avrei cambiato strada, rotta e destinazione, lo avevo immaginato?
No.
Che a un certo punto sarei tornato indietro, lo avevo immaginato?
No.
Quindi, in sostanza, la maggior parte delle cose che accadono non erano state previste/immaginate. E credo che la storia dell’umanità (dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, ossia da Trump al microscopico me stesso qui seduto a pigiare tasti) sia tutto un reagire a ciò che non era stato previsto. Un trovare nuove strade. Un aggirare gli ostacoli. Anche prenderli in faccia, gli ostacoli, quando non si ha il tempo di immaginare un modo per evitarli prima che ti sbattano sul muso. Ecco. Quindi niente di nuovo sul fronte occidentale. E non sto parlando solo di Trump, che se vogliamo è la punta dell’iceberg. Sto parlando di tutto quello che si muove, non visto, sotto la superficie. L’umanità troverà un modo forse. E il prezzo da pagare sarà sempre lo stesso, quello che paghiamo fin dalla notte dei tempi. Alcuni ce la faranno, altri no. Alcuni saranno estratti vivi da un hotel tre giorni dopo che questo sarà stato investito da una valanga, altri si arricchiranno nel giro di un paio d’ore. Alcuni moriranno sotto un ponte dopo aver perso il lavoro, la famiglia e l’autostima, mentre altri inseguiranno un pallone su un rettangolo verde godendo di agi e celebrità inverosimili. E tra questi due poli, miliardi di infinitesimali drammi e gioie, della durata di un secondo, un minuto, un anno o una vita intera. Cose che non contano niente se prese singolarmente ma che vanno a comporre la storia collettiva della nostra specie di scimmie. Passate dall’arrampicarsi sugli alberi alle nanotecnologie. Lo smartphone esiste solo perché abbiamo il pollice opponibile: è bene tenerlo a mente.