Heartland

HEARTLAND, IL NUOVO DISCO DI FABRIZIO COPPOLA

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Live: Heartland verrà presentato dal vivo il 26 febbraio al Biko, Milano: acquista qui i biglietti

Si intitola Heartland il nuovo disco di Fabrizio Coppola, pubblicato da Musica Distesa e disponibile su tutte le piattaforme dal 27 gennaio.
Prodotto da Giuliano Dottori e con Diego Galeri alla batteria, Heartland arriva a ben dodici anni dall’ultimo lavoro discografico di Coppola (Waterloo, Via Audio/Venus, 2011); contiene dieci canzoni che vanno a comporre un lavoro denso e compatto con testi aperti e personali come mai prima.
Heartland è un disco sulla perdita, sull’abbandono, sulla fine delle cose e sulla forza da ritrovare, sul senso da grattare via dall’esistenza che – accade a tutti –, può farsi un deserto rabbioso o una distesa d’acqua immobile che sembrano impossibili da superare. E allo stesso tempo è un disco sulla luce, sull’azione come generatrice di senso, sul cammino da compiere qualunque sia la direzione scelta, sulla fiducia e sulla responsabilità personale. 

Dal punto di vista sonoro, anche per questo nuovo capitolo discografico Coppola guarda all’America, ispirandosi ai lavori più recenti di artisti come Sharon Van Etten, War On Drugs, The National.
“Nei miei dischi precedenti mi sembra di aver esplorato in profondità il suono del rock classico americano, dall’approccio quasi garage del mio debutto, La superficie delle cose, passando per il suono largo e classico di Una vita nuova e fino alle atmosfere tese ed elettriche di Waterloo – e mi piace citare anche la parentesi super folk del progetto Junkyards. Adesso avevo voglia di mescolare un po’ le carte e riprendere anche i suoni che mi hanno accompagnato nell’adolescenza, come per esempio le batterie elettroniche e i sintetizzatori. Quando ho portato a Giuliano Dottori i provini che avevo realizzato negli anni precedenti per cercare di mettere a fuoco il suono che avevo in mente, sapevo che sarebbe stato l’uomo giusto per dare vita e realtà alle mie visioni. E così è stato.” 

Il disco uscirà insieme a un libro che raccoglie racconti, storie, poesie (oltre ai testi delle canzoni di Heartland), tutti figli della stessa ispirazione che ha condotto alla scrittura dei brani. La presentazione dal vivo è fissata a Milano, al Biko, per il 26 febbraio prossimo, quando Coppola salirà sul palco accompagnato da una band di quattro elementi: Giuliano Dottori, Paolo Perego, Marco Ferrara e Marco Confalonieri.

Fabrizio Coppola, Heartland

Label: Musica Distesa
Produzione artistica: Giuliano Dottori
Registrato da Giuliano Dottori presso Jacuzi Studio, Milano
Mix: Raffaele Stefani
Mastering: Giovanni Meniak

Fabrizio Coppola, voce, chitarre acustiche ed elettriche, piano, organo, synth
Giuliano Dottori, chitarre acustiche ed elettriche, basso, piano, organo, synth, backing vocals, programmazioni
Diego Galeri: batteria 
Sara Spadini: violino
Zeno Dottori: percussioni
Testi e musiche di Fabrizio Coppola

Tracklist

1. Tutto questo blu
2. Lettera a C.
3. Roma Raccordo Anulare
4. Io che vado a fondo
5. Più forte di me
6. Dove sei tu
7. Meno di pochissimo
8. Dove va l’amore?
9. Elegia per la Strada del Tuono
10. La versione migliore di me

IL DISCO, BRANO PER BRANO NELLE PAROLE DI FABRIZIO

Tutto questo blu

Quando anche l’ultimo aereo avrà solcato questo cielo 
Mi vedrai camminare, camminare, camminare da te

Scritta di getto un pomeriggio, strimpellando la chitarra elettrica con un sacco di delay. È un pezzo profondamente personale a cui sono davvero molto legato. Sembra avere diversi legami con l’attualità degli ultimi anni anche se risale ad anni fa – prima delle città deserte, prima della guerra in Europa, prima della crisi economica. È una ballata elettrica avvolgente, un tappeto di synth che si aggiungono l’uno all’altro fino al crescendo finale in cui la musica sovrasta volutamente l’ultima promessa del protagonista.

Lettera a C

Ma è tutto il mondo intorno o siamo noi
A essere diversi, perduti e vinti?

Una canzone sull’amicizia, sulle sfide dell’età adulta, sulle scelte e sui rimpianti. “Lettera a C” è un brano pop dall’andamento classico, con la voce che si dispiega su un tappeto di synth, le chitarre e le voci che aggrediscono i ritornelli e la salda batteria di Diego Galeri a sostenerlo.

Roma Raccordo Anulare

Precipito in strada proiettile senza una meta
Frequenza cardiaca alterata in accelerazione

Ci ho messo dieci anni a scriverla, poi in studio con Dottori su suo suggerimento abbiamo rimescolato un po’ la struttura ed è venuto fuori secondo me uno degli episodi più riusciti del disco. C’è un riff di chitarra un po’ anni Novanta da cui è nato tutto cui si aggiungono i synth e la batteria dal suono volutamente rétro, come in tutto il disco, a creare un paesaggio sonoro perfetto per raccontare la corsa notturna in auto di un uomo in fuga da qualcosa da cui in realtà non riesce a fuggire.

Io che vado a fondo

Passerai un’altra notte a chiederti piangendo, ma dov’è che stiamo andando? 

Probabilmente l’arrangiamento più sofisticato del disco per un brano inquieto e dolente sulle domande che è difficile farsi anche quando non possono più essere rimandate. Pianoforte e voce in primo piano prima del break in cui di nuovo un impasto di elettriche e synth sposta l’atmosfera della canzone, che si chiude poi con un riff di piano sospeso e dilatato.

Più forte di me

Con le mani o senza mani si cade
Tu resta in piedi, sui tuoi piedi
Non mollare

Una confessione, un’ammissione di debolezza. Ma anche un’esortazione, una preghiera. Per citare alcuni versi di Patrizia Cavalli: C’era un modo sicuro per disinnescarmi: / tenermi tra le braccia e tanti baci, / baci e carezze e carezze e baci […]. Un valzer sghembo che si snoda su un tappeto di chitarre elettriche e synth, la voce in primo piano a cantare di cose difficili da dire. 

Dove sei tu

E adesso dove sei tu è dove con me non saresti stata mai
E dove sono io è dove insieme non saremmo arrivati

Scritta in un pomeriggio d’agosto, di getto, insieme a “La versione migliore di me”, è uno degli episodi più ritmati del disco. Uno sfogo a briglie sciolte, una presa di coscienza cantata a piena voce.

Meno di pochissimo

Non c’è niente da rifare, è solo un gioco, è un gioco
Non c’è niente da imparare, ma sai precipitare? Sai non farti male? 

Una storia non molto dissimile da quella di “Roma Raccordo Anulare” con un personaggio alle prese con ciò che resta dopo che l’ondata di marea si è ritirata. Un paesaggio in frantumi, dentro e fuori, da cui non si può far altro che ripartire. Dal punto di vista sonoro “Meno di pochissimo” forse è l’episodio più classico del disco per sonorità e costruzione, con acustiche, elettriche, organo e la batteria di Diego Galeri che portano al ritornello melodico e malinconico.

Dove va l’amore?

L’han visto illuminare la fine di settembre
L’han visto rifiorire sulle labbra e poi svanire

L’ombra incancellabile del Dylan di Oh, Mercy aleggia su questo pezzo. Una lunga ballata dal forte impianto ritmico che nel ritornello si apre in un coro quasi gospel. Assistere alla fine delle cose e chiedersi come sia potuto accadere. Cercare risposte, avanzare ipotesi, giocare con la memoria. Per poi ripartire dall’inizio, pronti per una nuova promessa.

Elegia per la Strada del Tuono

Quando il cielo si fa rosso a respirare non ci riesco
Sono un cane senza l’osso, acqua asciutta dentro un fosso

È un po’ come entrare a casa di una coppia di sconosciuti, mettersi a sedere e trovare sul tavolino basso di fronte al divano un album di foto. Lo apriamo e iniziamo a scorrere le immagini una dopo l’altra. Ho scritto questo brano più di dieci anni fa e a differenza di altri contenuti in Heartland non l’ho mai suonato dal vivo. Probabilmente è la canzone più personale che abbia mai scritto.

La versione migliore di me

Conta pure su di me
Scacceremo il male che c’è

Sapevo che a un certo punto avrei scritto una canzone su mia figlia. Cinque anni di attesa, poi un pomeriggio di fine agosto è venuta fuori questa: quasi una filastrocca sulla responsabilità, sul prendersi cura, sulla tenerezza. Mi è sembrato il modo più limpido e luminoso per chiudere Heartland.

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Biografia

Fabrizio Coppola (Milano, 1974) è un cantautore con cinque dischi all’attivo. Da La superficie delle cose(2003) fino a Waterloo (2011) e includendo il progetto parallelo in inglese dei Junkyards (Last Light on Earth, 2011), ha esplorato a fondo il suono e la scrittura di ispirazione americana, tenendo concerti in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Con testi lirici che affrontano l’esperienza umana nel suo complesso, dalle tematiche intime e personali a quelle di sfondo sociale, dai lavori di Fabrizio Coppola emerge sempre un’umanità in lotta, magari dolente e ferita, ma mai intenzionata a sventolare la bandiera bianca.

Ha scritto e interpreta dal vivo due spettacoli in cui mescola le sue due passioni principali, vale a dire la musica e la letteratura: American Life: Carver/Springsteen (diventato anche un podcast per Radio Popolare) e La vita segreta delle canzoni d’amore, su Nick Cave, le sue poesie e le riflessioni sulla scrittura e sulla vita contenute nella sua produzione libraria.

Attivo in campo editoriale come traduttore e editor (nel 2018 ha fondato lo studio editoriale Carta), dà vita da cinque anni a Percorsi Americani, un corso di lettura sulla letteratura d’oltreoceano ed è autore e conduttore di Giocare col fuoco, contenitore radiofonico di musica e letteratura in onda ogni domenica dalle 14:30 alle 15:30 su Radio Popolare.

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